La fibra di soia è un sottoprodotto della lavorazione della soia per l’industria alimentare: i residui di bucce e baccelli (proteine globulari) trovano nuova vita in un processo di lavorazione, filatura e tessitura.
La soia è una pianta rinnovabile, che richiede pochi pesticidi e contribuisce a fissare l’azoto nel terreno, costituendo un valido tipo di coltura a rotazione. E naturalmente, se gettato nei rifiuti, un tessuto di fibra di soia è biodegradabile, mentre i tessuti derivati dal petrolio come il poliestere impiegano ben 900 anni per degradarsi.
Il vantaggio che la soia sia un cibo così diffuso a livello globale, fa comunque della fibra di soia un ottimo sottoprodotto una valida alternativa ecologica e più sana rispetto ai tessuti tradizionali.
Materie Prime Materassi offre ai suoi clienti rivestimenti per materassi realizzati con fibra di soia perchè sono estremamente soffici e brillanti, piacevoli al tatto, tanto da essere talvolta descritti come il ‘cashmere vegetale‘.
Risultano essere molto resistenti, dotati di proprietà antibatteriche, poco infiammabili, traspiranti, permeabili all’aria, solidi al colore e in grado di bloccare le radiazioni UV.
La resistenza alla rottura della fibra di soia è circa tre volte superiore a quella della lana, mentre è solo leggermente minore la sua capacità di trattenere il calore.
Il Cashmere Vegetale può sostituire egregiamente altre fibre o combinarsi ad esse nella tessitura (per esempio a lana, seta naturale, lino e cotone).
I tessuti filati in soia sono caratterizzati da un aspetto setoso: proprio per questa ragione il loro utilizzo è ampio nella produzione di materassi di top di gamma. Oltre ad essere antibatterica, la fibra di soia permette una rapida permeabilità all’acqua e l’assorbimento dell’umidità: caratteristiche, queste, che aumentano esponenzialmente l’igiene del tessuto durante tutto il suo ciclo di vita. La fibra di soia assorbe le radiazioni ultraviolette fino al 99,8% e protegge fino al 77% dalle onde elettromagnetiche emesse dai televisori, migliorando di fatto la qualità del riposo.
Forse non tutti sanno che…
Il primo a intuire un possibile utilizzo nell’industria tessile fu il magnate dell’auto Henry Ford, in concomitanza con gli studi sull’utilizzo del legume come biomassa e biocombustibile. Infatti brevettò una fibra con il nome di Azlon. Ma il processo utilizzato per la produzione dell’Azlon utilizzava sostanze altamente tossiche come la formaldeide e comunque non riusciva a risolvere problemi tecnici come la rottura del filato e il pilling. Solo nel 1999 un industriale e scienziato autodidatta di Shanghai, Li Guanqi, riuscì a superare le difficoltà mettendo a punto la Soybean Protein Fibre, un tessuto dalla mano morbidissima, utilizzabile nella quotidianità, soprattutto per la produzione di biancheria intima e gli abiti da sera.
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